L’Istituto europeo del design (I.e.d.) è una rete italiana di scuole private.
Sono dieci in Italia e nel mondo: Torino, Milano, Firenze, Roma, Venezia,
Cagliari, Madrid, Barcellona, Rio de Janeiro, San Paolo. Sono scuole dove
studenti diplomati o laureati seguono corsi triennali o master in moda, design,
fotografia, arti visive, comunicazione.
La sede di Torino ha 800 studenti di
cui circa 150
stranieri e, prima fra tutte, vorrebbe trasformarsi in un campus per far sì che
“ i ragazzi studino 24 ore al giorno”. E’ il suo direttore Cèsar Mendoza a
dirlo, di fronte alla commissione urbanistica presieduta da Piera Levi
Montalcini.
L’iperbole scelta da Mendoza risponde in qualche modo alle
perplessità espresse dalla presidente di fronte al progetto di campus che
dovrebbe nascere nell’area industriale dismessa dalle carrozzerie Ghia e Osi,
lungo la ferrovia, all’altezza del cavalcavia di Corso Dante.
Questi gli
elementi fondamentali del progetto: due edifici lunghi e bassi a sezione
semicircolare (come tunnel), una piazza rialzata con pavimento in legno e
sottostante parcheggio, un edificio lungo 75 metri, alto 43 metri e largo 5
metri, quest’ultimo collocato nel vertice più stretto dell’area che è di forma
triangolare, proprio dove si
congiungono due ampi fasci di rotaie, quello proveniente da Lingotto e quello
proveniente da Porta Susa, uno davanti ed uno dietro l’edificio. Insomma, dice
Levi Montalcini parlando degli edifici: “ due grissini ed una sottiletta”. Ed è
proprio sulla “sottiletta”, cioè l’edificio destinato a residenza dei ragazzi
che si appuntano le maggiori perplessità della presidente: monolocali, bilocali
o trilocali con camere di 3 metri per 3 (gli altri due metri andrebbero in
pareti e corridoio comune) parrebbero poco abitabili, il passaggio dei treni
sotto le finestre, farebbe il resto.
L’idea, sembra suggerire Mendoza con le
sue “24 ore di studio”, è che la vita dei ragazzi si svolga tutta nelle aule ospitate dentro uno dei due semicilindri, nella
biblioteca, che è nell’altro semicilindro e sulla stessa piazza, che sarà
verdeggiante, alberata e adatta a stazionare comodamente.
"I creativi
rischiano di creare per sé invece che per la gente..", dice Mendoza, perciò
l’idea che ispira il progetto è che gli 8800 metri della piazza e i 40.000
volumi della biblioteca siano il più possibile frequentati dai cittadini
torinesi, soprattutto i giovani e non solo dagli studenti del campus. Il campus
sara "permeabile".
Ultime obiezioni: la rumorosità dell’ambiente. Risposta:
sarà contenuta entro i limiti di legge, se necessario costruendo a carico dello
I.e.d. le necessarie barriere. E ancora: anche l’area Osi, limitrofa, sarà
trasformata in area residenziale, lì è prevista, tra l’altro, la costruzione di
due edifici a torre. Questi due progetti saranno armonizzati tra loro e con il
resto della città? Mendoza assicura di sì. La commissione ha già liberato per
l'aula il progetto ed il Consiglio comunale dovrà esprimersi molto presto. Quel
che è certo è che un altro pezzo della Torino industriale sta per sparire e che
sempre più spesso l’Amministrazione deve confrontarsi non solo con l’assetto
economico futuro della Città, ma anche con la sua immagine; e a complicare
queste scelte la consapevolezza che l’uno e l’altra sono in qualche misura
collegati.
Nelle foto: Immagini realizzate al computer tratte dal
dossier presentato dallo I.e.d.
Perché
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